Finalmente abbiamo la data della svolta per quel che riguarda le pensioni: tutto cambierà nel 2027. Purtroppo i cambiamenti non andranno a vantaggio di tutti.
La svolta che tutti attendevamo già nel 2023, arriverà nel 2027: ad un passo dal termine della prima legislatura del Governo di Giorgia Meloni. Il nodo più duro da sciogliere, le pensioni, con ogni probabilità finalmente tra due anni verrà sciolto e potremo dire addio alla Legge Fornero dopo quindici anni dalla sua entrata in scena.
Dal 2012 in poi, infatti, per poter accedere alla pensione di vecchiaia non bastano più i contributi ma occorre anche aver spento almeno 67 candeline sulla torta di compleanno. Il malcontento tra i lavoratori è tanto e si sente. Il Governo Meloni, durante la campagna elettorale, aveva promesso che avrebbe cancellato tale legge e forse ci stiamo arrivando a quel giorno così atteso da tanti contribuenti.
Ma cosa succederà una volta che diremo addio alla Fornero? Di nuovo tutti in pensione dopo 40 anni di lavoro? No: questo scenario naturalmente non sarà più possibile in quanto, nel frattempo, la situazione sociale ed economica del paese è cambiata, l’aspettativa media di vita è aumentata e le nascite sono crollate. Che cosa dobbiamo aspettarci allora?
Se ne parla da settimane e il Governo è al lavoro da mesi se non da anni: come si può andare oltre la legge Fornero e, al tempo stesso, non far crollare le casse dell’Inps? Forse una soluzione si è trovata ma non sarà a vantaggio di tutti.
Quota 41 per tutti? No, la soluzione più probabile non sarà questa perché ciò significherebbe abolire del tutto l’età pensionabile e, ormai, il nostro Paese questo lusso non può più permetterselo. Il Governo di Giorgia Meloni è sempre più intenzionato ad andare oltre alla Fornero anche perché, se non verrà abolita, a partire dal 2027 l’età pensionabile aumenterà ancora passando da 67 anni a 67 anni e 3 mesi e poi ogni due anni un nuovo scatto in avanti.
Non è questa la soluzione. Non può essere questa. Il Governo sta lavorando ad un sistema basato sulla flessibilità: uscite a partire già dai 64 anni e possibilità di restare a lavorare fino a 72. Fino a qui, tutto sommato, le notizie sembrano buone. Dove sta allora la penalizzazione? In primis, secondo le prime stime, per poter permettere ad un’ampia fetta di lavoratori di accedere alla pensione a 64 anni, il requisito contributivo minimo richiesto, con ogni probabilità, passerà da 20 a 25 anni.
Inoltre potrebbe essere necessario maturare un assegno pari almeno a 1,5 volte l’assegno sociale per andare in pensione. Infine chi sceglierà di anticipare la pensione prima dei 67 anni potrebbe subire qualche decurtazione sull’assegno o, peggio, potrebbe dover usare il proprio TFR per raggiungere la soglia minima necessaria. In conclusione possiamo dire che è possibile superare la Fornero ma quello che non è possibile è tornare indietro a 15 anni fa, alle pensioni com’erano una volta perché quella società e quell’economia ormai non esistono più.
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